Anche questa settimana la rubrica “Derivati Chiari” di Marcello Frisone (Plus 24 – Sole24Ore del 18/5/2013) analizza le criticità dei derivati (scommesse!) propinati da Unicredit ad ignari (e non consenzienti) clienti. L’indubbio vantaggio di essere vittima della finanza d’azzardo di Unicredit e non uno stimato giornalista del Sole24Ore è che per me la Mefin s.r.l. NON è un’azienda che ha “scommesso” contro una banca perdendo, NON è un piccolo supermercato parmense che VOLEVA proteggere il suo piccolo affidamento da chissà quali pericoli, è UN UOMO.

Un uomo che si chiama Stefano, che nella vita ha dovuto superare come ogni imprenditore mille difficoltà e che, nel suo percorso ad ostacoli che è fare impresa in Italia, si è dovuto scontrare come me con la logica della “creazione di valore per gli azionisti” di “profumata” memoria. Stefano ha sofferto (e molto) ma non si è mai arreso nonostante una sentenza sfavorevole (civile) ha presentato ricorso appello e vuole andare fino in fondo. Stefano NON è un numero di partita iva iscritto alla Camera di Commercio di Parma, Stefano è una delle cinquantamila VITTIME ITALIANE DEL DISASTRO DERIVATI ITALIANO, vittima sacrificale come tutti noi all’altare del PROFITTO AD OGNI COSTO!!!

Piera Levo

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