La mia è una situazione intricata, derivante dagli aiuti del post-alluvione del 1994 del Piemonte. Mi sono trovato indebitato con le banche, o meglio, hanno fatto sembrare che io fossi indebitato con le banche, in attesa delle mancate erogazioni previste dalle leggi 35/95 e 228/97. La sentenza d’appello che ho inviato ne è la conferma. Ho anche un contenzioso con la BNL, ora siamo in Cassazione. Alla data del fallimento (gennaio 2004) avevo contro di me una sentenza del tribunale di Asti, secondo la quale la BNL vantava un credito di 220.000 euro (la BNL era la banca erogatrice dell’aiuto previsto dalla legge 35/95, che non mi fu mai corrisposto integralmente da parte di mediocredito centrale, l’allora banca di stato che gestiva i finanziamenti per conto delle aziende alluvionate). Peccato che quel rapporto di cc era viziato da anatocismo, commissioni di max scoperto ed usura; in corte d’appello sono riuscito a far riformare la sentenza di 60.000 euro circa ma non ne hanno voluto sapere di eliminare l’usura in quanto, a detta loro, le mie richieste dovevano essere introdotte non in corso di causa ma all’inizio. Ora sono in Cassazione per fare in modo che l’usura sia defalcata dal dovuto. Ho anche penalmente denunciato la BNL per usura ma il Pm ha chiesto l’archiviazione, in quanto, sostengono, manca l’elemento soggettivo del reato: attendo di discutere l’opposizione davanti al GIP. Se fosse, come è giusto, stornato l’interesse usuraio, il mio debito nei confronti della BNL sarebbe stato, alla data della sentenza di primo grado, di 50.000 euro circa. Quindi alla data del fallimento non avrei avuto debiti con le banche e non sarei fallito. Spero di essere stato chiaro. Ci sono un mare di fallimenti illegittimi che devono essere rivisti alla luce di queste sentenze e mi sono permesso di sottoporre alla vostra attenzione la mia ricostruzione proprio per permettere a tutti di riscontrare queste inciviltà da terzo mondo che, non ho numeri precisi a riguardo, frenano lo sviluppo, rovinano delle famiglie, mettono alla berlina migliaia di persone e inducono centinaia di suicidi.
A parte queste considerazioni penose, sto valutando di denunciare penalmente la San Paolo, nella figura del direttore di filiale, in quanto la sentenza d’appello conferma sostanzialmente l’estorsione o l’appropriazione indebita dei miei titoli che erano a garanzia del cc.
Ringrazio di cuore tutte quelle persone che, come la signora Piera Levo, per il coraggio delle denunce e per averle messe in rete hanno permesso di avere un filo di speranza in questo paese incivile.
Marco A.
Ringrazio Marco per aver avuto il coraggio di esporsi ancora una volta citando la banca (INTESA SANPAOLO) che nella sentenza è criptata…Marco, come tantissimi altri amici, è “fallito” ma nonostante tutto ha continuato a lottare: a dispetto delle tecniche dilatorie messe in atto dal potentato sistemico (la banca!) non si è mai arreso. Sono certa che questa sentenza d’appello aiuterà tanti altri colleghi a trovare il coraggio di andare avanti, a non perdere la speranza. Perché c’è sempre una seconda possibilità, basta cercarla, volerla e non sentirsi mai soli. Siamo centinaia di migliaia, forse milioni, noi piccoli imprenditori vittime di un sistema bancario malato ed inadeguato e vogliamo con tutte le nostre forze dare il nostro contributo al cambiamento. Anche se non ci sentiamo per mesi (o anni) ogni piccola vittoria è di tutti e per tutti. NOI SIAMO UNITI E COME UN FIUME CARSICO, IN SILENZIO MA CON METODO E CON LA SOLA ARMA DELLA COSTITUZIONE, RIUSCIREMO A PORTARE UN CAMBIAMENTO, DETERMINATO DA MILIONI DI SENTENZE EMESSE DAI MAGISTRATI IN TUTTA ITALIA.
Piera Levo